Si stima che nel mondo una persona ogni nove minuti muoia improvvisamente. Negli USA ogni anno muoiono improvvisamente circa 225000 persone e si verificano un numero di arresti cardiaci compreso tra 370000 e 750000[1]. La mortalità dell’arresto cardiaco extraospedaliero è spesso infausta. Molto dipende dalla assenza di testimoni e dalla assenza di una rianimazione cardiopolmonare precoce.
Negli anni novanta ci si è resi conto, infatti, di come la sopravvivenza delle vittime di arresto cardiaco dipendesse da una serie di eventi che nel loro insieme formano la catena della sopravvivenza[2]. Sia la rianimazione cardiopolmonare (CPR) precoce che la defibrillazione precoce sono in grado di incidere positivamente sulla prognosi.
Vi sono studi che dimostrino come la CPR sia una parte centrale del trattamento dell’arresto cardiaco. Essa, mediante i suoi effetti circolatori favorevoli, modifica le caratteristiche del circolo ed incide sulle caratteristiche elettrofisiologiche della fibrillazione ventricolare rendendola più suscettibile alla defibrillazione elettrica[3,4].
Indipendentemente dalla forma d’onda che si usa se non viene praticata la CPR la prognosi dell’infortunato è di gran lunga peggiore[5]. La CPR è quindi un cardine del trattamento dell’arresto cardiaco sia nell’ambito del soccorso di base che avanzato. Le lineeguida del 2005 hanno reso la rianimazione cardiopolmonare più semplice da imparare, da eseguire e da ricordare. Tuttavia, nel mondo, emerge come solo una minoranza dei pazienti vittime di arresto cardiaco riceva una CPR precoce[6,7,8,9].
La paura principale, a cui la “hands only CPR” cerca di ovviare, è quella relativa alla contrazione di malattie infettive durante la respirazione bocca-bocca[10,11,12,13,14]. In altri casi il timore è quello di non essere in grado[17] o di incappare in sequele legali[15] o più semplicemente il panico[16]. Mancano, però, studi circa le paure nell’affrontare la rianimazione cardiopolmonare su un paziente pediatrico. Con il nostro studio abbiamo voluto valutare quali fossero le paure prevalenti in un cospicuo gruppo di persone eterogenee per età, nazionalità, cultura e professione. Abbiamo, inoltre, voluto valutare la situazione nel caso della CPR pediatrica.

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